Anno: 2000
Album: Nebesnyj kalkul'jator; Koncert v Kremle
Genere: cantautori
Traduzione in italiano: S.F.
Ascolto di Царица Непала su www.mityaev.ru (2000)
Ascolto di Царица Непала su www.mityaev.ru (live, 2003)
Смуглая кожа, светлое золото,
Лёгкость акцента фраз,
Капли хрустальные, встывшие в олово
Миндалевидных глаз.
Тонкие руки, и яшмы тяжелые
В каждом твоём кольце.
Четки из камня от времени жёлтые
Памятью об отце.
Ты увезёшь мою ангину с собой,
Я это всё уже заранее знал,
Через туманы над тайгой голубой
В Непал, в Непал, в Непал.
И полутёмный незнакомый подъезд,
И полусонный опустевший вокзал –
Ты всё запомнишь в этот зимний отъезд
В Непал, в Непал, в Непал.
В небе простится всё, что отплачется,
И лайнера белый крест
Дали приблизит, и обозначится
Контуром Эверест,
В лёгкое платье сизого облака,
В тёплого неба марь
Ты обернёшься, и позабудется,
Что здесь в Москве январь.
И к самолёту подадутся слоны,
И опахалами замашет Тибет,
И как царица этой древней страны
Ты не позволишь больше плакать себе.
И распрямив безукоризненный стан,
Ты поплывёшь с невозмутимым лицом,
И всё, что было, позабуду я сам,
Как сон, как сон, как сон.
Зимняя слякоть, в огнях Маяковка,
И сквозь Новогодний гам
Я отказался – было неловко.
Ну что бы я делал там?
И возле урны, весь в серпантине,
Как снеговик Пьеро,
Я размышляю, как бы пройти мне,
Вот уже час, в метро.
Ты не умеешь целоваться всерьёз,
Ты просыпалась со слезами в ночи,
Ты отвечала мне на каждый вопрос:
«Молчи! Молчи! Молчи!».
И полутёмный незнакомый подъезд,
И полусонный опустевший вокзал –
Ты всё запомнишь в этот зимний отъезд
В Непал, в Непал, в Непал.
LA ZARINA DEL NEPAL
La pelle scura, l’oro splendente,
La leggerezza dell’accento delle frasi,
Le gocce cristalline, gelate nell’olovo
Dei tuoi occhi a mandorla.
Le mani sottili, e i pesanti diaspri
In ciascuno dei tuoi anelli.
Frammenti di pietra ingialliti dal tempo
Per la memoria del padre.
Ti porterai dietro la mia angina,
Io tutto questo già lo sapevo prima,
Attraverso le nebbie sopra la taiga azzurra –
In Nepal, in Nepal, in Nepal.
E uno sconosciuto portone semibuio,
E una sonnolenta stazione semideserta –
Ti ricorderai di tutto in questa partenza invernale
Per il Nepal, il Nepal, il Nepal.
In cielo si perdonerà tutto ciò che non si potrà più piangere,
E la bianca croce dell’aereo
Avvicinerà le lontananze, e si delineerà
Il contorno dell’Everest,
Nel leggero vestito di nuvola grigiazzurra,
Nelle paludi del cielo caldo
Tu ti trasformerai, e ci si dimenticherà
Che qui a Mosca è gennaio.
E dall’aereo si vedranno gli elefanti,
E con i suoi ventagli ci saluterà il Tibet,
E come una zarina di questo antico paese
Tu non ti permetterai più di piangere.
E raddrizzando la tua figura inappuntabile
Ti metterai a navigare con il viso impassibile,
E tutto quello che è stato pure io lo dimenticherò,
Come un sogno, un sogno, un sogno.
Il fango invernale, le luci della Majakovka,
E attraverso il baccano di Capodanno
Vi ho rinunciato – era imbarazzante.
Che cosa avrei fatto là?
E accanto all’urna, pieno di stelle filanti,
Come un pupazzo di neve di Pierrot,
Rifletto su come raggiungere,
È già l’una, il metrò.
Tu non sei capace di baciare sul serio,
Tii svegliavi di notte tra le lacrime,
E a ogni mia domanda rispondevi:
«Sta zitto! Sta zitto! Sta zitto!».
E uno sconosciuto portone semibuio,
E una sonnolenta stazione semideserta –
Ti ricorderai di tutto in questa partenza invernale
Per il Nepal, il Nepal, il Nepal.
La leggerezza dell’accento delle frasi,
Le gocce cristalline, gelate nell’olovo
Dei tuoi occhi a mandorla.
Le mani sottili, e i pesanti diaspri
In ciascuno dei tuoi anelli.
Frammenti di pietra ingialliti dal tempo
Per la memoria del padre.
Ti porterai dietro la mia angina,
Io tutto questo già lo sapevo prima,
Attraverso le nebbie sopra la taiga azzurra –
In Nepal, in Nepal, in Nepal.
E uno sconosciuto portone semibuio,
E una sonnolenta stazione semideserta –
Ti ricorderai di tutto in questa partenza invernale
Per il Nepal, il Nepal, il Nepal.
In cielo si perdonerà tutto ciò che non si potrà più piangere,
E la bianca croce dell’aereo
Avvicinerà le lontananze, e si delineerà
Il contorno dell’Everest,
Nel leggero vestito di nuvola grigiazzurra,
Nelle paludi del cielo caldo
Tu ti trasformerai, e ci si dimenticherà
Che qui a Mosca è gennaio.
E dall’aereo si vedranno gli elefanti,
E con i suoi ventagli ci saluterà il Tibet,
E come una zarina di questo antico paese
Tu non ti permetterai più di piangere.
E raddrizzando la tua figura inappuntabile
Ti metterai a navigare con il viso impassibile,
E tutto quello che è stato pure io lo dimenticherò,
Come un sogno, un sogno, un sogno.
Il fango invernale, le luci della Majakovka,
E attraverso il baccano di Capodanno
Vi ho rinunciato – era imbarazzante.
Che cosa avrei fatto là?
E accanto all’urna, pieno di stelle filanti,
Come un pupazzo di neve di Pierrot,
Rifletto su come raggiungere,
È già l’una, il metrò.
Tu non sei capace di baciare sul serio,
Tii svegliavi di notte tra le lacrime,
E a ogni mia domanda rispondevi:
«Sta zitto! Sta zitto! Sta zitto!».
E uno sconosciuto portone semibuio,
E una sonnolenta stazione semideserta –
Ti ricorderai di tutto in questa partenza invernale
Per il Nepal, il Nepal, il Nepal.
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