OLEG MITJAEV - ОЛЕГ МИТЯЕВ
Anno: 1986
Album: Davaj s toboj pogovorim; Pis'mo iz Afriki; Nelučšie pesni
Genere: cantautori
Traduzione in italiano: S.F.
Мой отец алкоголиком не был,
Хоть и выпить считал – не грешно.
Хорошо было с водкой. И с хлебом
Не всегда было так хорошо.
Тридцать лет профсоюзных событий,
Ни прогулов, ни громких побед,
Восемь грамот, привод в вытрезвитель
И награда за выслугу лет.
Люди будущего – на фронтонах ДК...
Да задумчивый стих Окуджавы...
И, как цены, волненья снижались тогда
За прекрасное “завтра” державы.
Очень рано отца хоронили...
Очень много, казалось ему,
Мы неправды тогда говорили,
Да всё думал – видней наверху,
Верил Сталину, верил Хрущёву,
Верил, верил, работал и пил...
И быть может, пожил он ещё бы,
Если б он алкоголиком был.
А с фронтона ДК, как и прежде, глядят
Те слепые красивые лица.
И всё так же, как прежде, лет тридцать назад, –
Радость в гипсовых белых глазницах.
Не сорваться бы, не закружиться
Да мозги бы свои не пропить,
Да молитвы читать научиться,
Чтоб отца и детей не забыть.
Жизнь и боль – вот и всё, что имею,
Да от мыслей неверных лечусь.
А вот правды сказать не умею,
Но, даст Бог, я ещё научусь.
MIO PADRE
Mio padre non era un alcolista
Anche se il bere non lo riteneva un peccato.
Non c’eran problemi con la vodka. Col pane
Invece non sempre andava così bene.
Trent’anni di vita nei sindacati,
Mai un’assenza, né vittorie clamorose,
Otto diplomi, poi il centro smaltimento sbornie
E un premio per l’anzianità di servizio.
Gli uomini del futuro – sui frontoni della Casa della Cultura…
E un verso meditabondo di Okudžava…
E, come i prezzi, gli entusiasmi calavano allora
Per il bellissimo “domani” della nazione.
Troppo presto venne seppellito mio padre…
A lui sembrava che su molte cose
Noi allora non dicessimo la verità,
E pensava sempre che dall’alto si veda meglio,
Credeva in Stalin, credeva in Chruščëv,
Credeva, credeva, lavorava e beveva…
E forse sarebbe ancor vivo
Se davvero fosse stato un alcolista.
E dal frontone della Casa della Cultura come prima guardano
Quelle bellissime facce cieche.
E tutto è rimasto come prima, una trentina d’anni fa –
La gioia nelle bianche orbite di gesso.
Non lasciarsi andare, non disperdersi
E non bersi il proprio cervello,
E le preghiere imparare a leggere
Per non dimenticarsi del padre e dei figli.
La vita e il dolore son tutto quello che posseggo,
E dai pensieri sbagliati mi curo.
La verità però non so dirla
Ma se Dio vuole posso ancora imparare.
Anche se il bere non lo riteneva un peccato.
Non c’eran problemi con la vodka. Col pane
Invece non sempre andava così bene.
Trent’anni di vita nei sindacati,
Mai un’assenza, né vittorie clamorose,
Otto diplomi, poi il centro smaltimento sbornie
E un premio per l’anzianità di servizio.
Gli uomini del futuro – sui frontoni della Casa della Cultura…
E un verso meditabondo di Okudžava…
E, come i prezzi, gli entusiasmi calavano allora
Per il bellissimo “domani” della nazione.
Troppo presto venne seppellito mio padre…
A lui sembrava che su molte cose
Noi allora non dicessimo la verità,
E pensava sempre che dall’alto si veda meglio,
Credeva in Stalin, credeva in Chruščëv,
Credeva, credeva, lavorava e beveva…
E forse sarebbe ancor vivo
Se davvero fosse stato un alcolista.
E dal frontone della Casa della Cultura come prima guardano
Quelle bellissime facce cieche.
E tutto è rimasto come prima, una trentina d’anni fa –
La gioia nelle bianche orbite di gesso.
Non lasciarsi andare, non disperdersi
E non bersi il proprio cervello,
E le preghiere imparare a leggere
Per non dimenticarsi del padre e dei figli.
La vita e il dolore son tutto quello che posseggo,
E dai pensieri sbagliati mi curo.
La verità però non so dirla
Ma se Dio vuole posso ancora imparare.
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